Zodiac

Scrivere una sceneggiatura da fatti realmente accaduti, me ne rendo conto, non deve essere semplice. Lo si intuisce da alcuni film che ho visto ultimamente, come The Hoax, che ho fatto fatica a digerire.
Zodiac era il soprannome che si era dato un serial killer che aveva terrorizzato la città di San Francisco a partire dal 1968. Un caso mai risolto, soprattutto dopo la morte del maggior indiziato per cause naturali. La storia è incentrata su una serie di personaggi che, volenti o nolenti, sono stati coinvolti nei fatti. Giornalisti, poliziotti e un vignettista, appassionato di enigmistica, che trarrà poi dalla storia un libro.
Un cast di "peso", non stelle di prim'ordine, ma attori noti e soprattutto bravi. Mirabile interpretazione di Jake Gyllenhaal (I segreti di Brokeback Mountain, Donnie Darko) nella parte del vignettista, grandioso Mark Ruffalo, uno degli ispettori che seguono il caso, Robert Downey Jr. nella parte del giornalista folle e bravo anche Anthony Edwards, che tutti ricordano come Dottor Greene di E.R.. Ruoli interpretati magistralmente con una classe rara, diretti da un ottimo regista quale David Fincher (Panic Room, Fight Club).
Se la recitazione è uno dei punti forti del film, di contro la trama e il tessuto narrativo a volte balbettano. Fincher l'ha tirata un po' troppo per le lunghe (2 ore e mezza), di un fim che se condensato in meno di due ore sarebbe stato eccellente.
Non fraintendetemi, non mancano passaggi spettacolari e colpi di scena, narrati con dovizia, come ci aveva abituato soprattutto in Fight Club, ma lì era il plot a essere mirabolante.
Questa alternanza di alti e bassi, chiari e scuri, fanno calare l'attenzione dello spettatore in alcuni punti, quasi noiosi, e poi lo fanno saltare sulla sedia in altri.
Forse la parte migliore è il finale, dove il vignettista rincorre i fili dell'indagine che si erano persi negli anni, e l'inizio, quando l'assassino compie le sue efferatezze. Nel mezzo un po' di sbadigli.
Tutto sommato, se amate questo genere, il film non vi dispiacerà. È un po' ostico, bisogna digerirlo per bene e poi capirlo.

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