Breve storia de La Clessidra d'Avorio

L'idea per La clessidra d'avorio è nata davanti a una pizza e una birra.

O meglio, l'intenzione di scrivere un romanzo a quattro mani. Non ricordo chi ha pronunciato la frase, probabilmente Stefano, e io ho risposto "perché no?"

Non sapevamo cosa volevamo creare, nessuna trama, luogo, tempo, solo un lieve accenno al personaggio principale, che doveva avere tratti particolari, da scienziato pazzo tipo Doc di Ritorno al Futuro.
Dopo un paio di settimane presentai a Stefano la prima bozza di canovaccio del romanzo. E lui si stupì, venendosene fuori dicendo: "Ma io pensavo scherzassi..."

Non so dire con certezza da dove mi sia nata l'idea della clessidra. È venuta fuori così, una mattina, in dormiveglia, stato in cui mi vengono le peggiori idee. Solo il nome: la clessidra d'avorio. Poi, nello stesso giorno, la rivelazione: l'oggetto detta i tempi della ricerca della Grande Opera. Mi pareva geniale.

La struttura narrativa originale, parliamo del 2004, era molto diversa rispetto al libro pubblicato nel 2010. La storia era molto più rocambolesca, guascona, qualcosa che assomigliava a un romanzo di Dumas.
A Stefano piacque l'idea della clessidra, dell'alchimia, un po' meno i troppi passaggi d'azione cappa e spada. Il mio compare rivoluzionò parecchio tutto quanto, migliorando molti aspetti della trama e, dopo un paio di mesi, soddisfatti di quanto convenuto, partimmo con la prima stesura. In realtà è più corretto dire che partii con la prima stesura, perché a me erano assegnati i piani temporali del 1800 e quello contemporaneo, mentre Stefano si era preso il gravoso compito di scrivere il diario di Giacomo Bandini, lavoro che, lo dico sinceramente, io non sarei stato in grado di fare, o perlomeno non bene come Stefano.

La stesura mi portò via tre mesi circa e, fosse stato per me, sarebbe rimasta tale e quale, ma il buon Stefano, grazie a dio, è un perfezionista, e iniziò un'opera di ristrutturazione e formattazione degna del miglior editor. Il suo merito, e non lo dico per lisciarlo ma è un dato oggettivo, è stato quello di caratterizzare in modo convincente anche i personaggi, soprattutto Darius.

Quindi seguirono aggiunte, tagli, nuove stesure, e ore e ore a discutere su quale fosse il finale migliore e su tutti gli agganci logici della struttura, per rendere più fluido e coerente il testo.
Insomma, per via di questo tira e molla arrivammo bel belli al 2008. Non tutto dovuto al lavoro sull'opera, ma anche, e soprattutto perché non siamo scrittori a tempo pieno e ognuno di noi ha impegni di lavoro, familiari, eccetera. Quindi i tempi si sono dilatati. Nel 2008 però decidemmo di inviarlo alla maggior parte degli editori medio/grandi del circus italiano attendendo fino all'inizio del 2009 senza ricevere nessuna risposta. A quel punto decidemmo, visto che avevo già pubblicato Inferno 17, di proporlo a Edizioni XII.

E voi direte: bella forza, tu ci sei dentro mani e piedi essendo uno dei fondatori. È vero, fu preso in considerazione perché io e Stefano eravamo già autori della casa editrice, e XII ha sempre grande attenzione per la sua scuderia, visto che mira a crescere insieme ai propri autori. Non c'è dubbio che avessimo un vantaggio rispetto a un esordiente, godendo di un canale privilegiato con l'editore. Vi assicuro però che La clessidra d'avorio fece fatica a passare il primo step di valutazione e poi passò attraverso un nuovo giro di editing abbastanza pesante. Alla fine vide la luce e fu pubblicato nell'ottobre del 2010.

Sincerità per sincerità, vi dico che l'ho sempre ritenuto valido, ma forse un po' troppo complesso e intricato a livello di trama e intrecci temporali. Non potete immaginare che fatica è stata incastrare tutto quanto alla perfezione, ma per questo devo ringraziare il meraviglioso lavoro degli editor di XII (alla Clessidra hanno lavorato Daniele Bonfanti e Simone Corà). Alla fine il risultato è più che soddisfacente e mi ha reso orgoglioso di aver fatto questa esperienza con Stefano.
Tutti i riscontri che ricevo dai lettori, dalle recensioni, da amici e parenti sono più che positivi. Non sta a me giudicare se sia vero o no, ma la cosa non può farmi che piacere e un po' imbarazzare quando i commenti sforano nell'entusiasmo.

Non so se io e Stefano ripeteremo l'esperienza, se ci sarà un seguito. In questo periodo siamo molto impegnati, siamo diventati genitori e il tempo è sempre meno dalla nostra parte.
Vi lascio con un ultima rivelazione: ho inziato a scribacchiare un soggetto per un seguito, ma non ne sono soddisfatto. Stefano mi dice che non riuscirebbe a starci dietro, non come il lavoro immane che è stato fatto per La clessidra d'avorio.

Ma il tempo per scrivere si trova, e allora, chissà, magari fra qualche anno vi annoieremo con un nuovo romanzo.

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