Crash - J.G. Ballard


Questo libraccio o si ama o si odia e io, era invevitabile, l'ho amato.
Confesso.
Ho goduto dell'atrocità visionaria di Ballard, tra sesso alienante, tra lamiere contorte e visioni di disastri da portare all'orgasmo.
La storia è un viaggio allucinante nella morbosità e nell'estremizzazione tecnologica del sesso in auto, ma scordatevi le belle serate di luna in riva al lago alla ricerca dei preservativi nel portaoggetti e nemmeno la semplicità de "'o famo strano". Qui è poesia lucida di sangue e umori sessuali.
Ai tempi nostri magari non è nemmeno così alientante - il libro è del 1973 - anche perché la società tecnologica ha già sperimentato altri orrori, e poi perché hanno inventato gli air-bag e le barre laterali.
Io, quando l'ho letto, l'ho trovato geniale, al punto - come ho fatto con altri libri che mi hanno coivolto in questo modo - di cercare di riprodurre un racconto simile e con lo stesso stile, con risultati pessimi. Diciamo che emulare serve come esercizio di stile, per poi scartare e cercare la propria strada.
Crash è un bolide lanciato a folle velocità verso la coscienza del lettore, si può scartare di lato, prendere la botta e rinunciare, oppure venire travolti, sopravvivere e comprenderlo a pieno.
La scelta, come sempre, è del lettore. 

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